Famiglia
LILIACEAE
o ALLIACEAE o
GIGLIACEAE o AMARYLLIACEAE
E' una famiglia abbastanza discussa nella classificazione, della classe dei Monocotiledoni di
piccole piante erbacee, raramente arbustive, annuali o perenni dalla tipica infiorescenza a
globo con circa 4000 specie, presenti solo nell'emisfero settentrionale, in genere con bulbi e
radici contrattili, hanno foglie con guaina alla base, generalmente
verticali e molto allungate disposte lungo lo
stelo o in una rosetta basale. I fiori a sei petali colorati. Sono
utilizzate sia in
giardino (tulipano, giglio, giacinto, ecc.) sia per l'alimentazione
(asparago, aglio, cipolla, ecc.). La famiglia è caratterizzata da una
grande eterogeneità di forme, al punto che oggi si tende a suddividerla
in numerose famiglie più piccole. Le liliacee sono distribuite in tutta
la terra, in particolare nelle fasce temperate. Le caratteristiche comuni di
questi ortaggi sono il non aver bisogno
di moltissima concimazione, essere facilmente trapiantabili a radice
nuda e non avere un gran bisogno di acqua. Gli ortaggi di questa
famiglia, come tutte le bulbose, non amano il ristagno idrico quindi il
terreno deve essere drenante. |
Aglio |
Scalonio |
Cipolla |
Porro |
Asparago |
AGLIO
(Allium sativum)
è originario dell'Asia centrale,
conosciuta fin
dai tempi antichi tanto che era già utilizzata dagli
Egizi 5000 anni fa e poi, dai Greci, dai
Romani, dai Cinesi e dagli Indiani. Ippocrate, Aristotele e Plinio menzionano numerosi
impieghi terapeutici. Viene citato
frequentemente nella medicina egiziana, cinese.
Oggi è diffusa in tutti i continenti.
E' una pianta erbacea, perenne, ma viene coltivata come
annuale molto resistente al freddo, ma predilige climi
temperati. La parte che utilizziamo è il bulbo; ogni
bulbo contiene da 6 a 14 bulbilli o spicchi. Quando
si semina umidità eccessiva e letame fresco potrebbero
farlo marcire. Interrare i bulbilli usando i più
esterni del bulbo, cioè quelli di forma più arcuata,
a circa 3 cm di
profondità con punta
verso l’alto, file distanti 15 cm con spicchi ogarbustiveni 15 cm.
Generalmente la semina viene effettuata a novembre (io
faccio così e li metto tutti anche quelli interni più
piccoli), ma è possibile protrarla fino agli
inizi del mese di marzo; però le produzioni relative
alle semine primaverili sono generalmente più limitate,
meno bulbi e più piccoli; evitare di ricoltivarlo nello
stesso punto prima di quattro anni, ideale ai
piedi dei rosai,
si
adatta alla mezz'ombra,
innaffiarlo pochissimo o per niente, per evitare che i
bulbi vengano aggrediti dalle muffe.
La
semina va preferibilmente effettuata con luna calante.
Ci sono molte varietà
tutte molto apprezzate, che si possono divedere in due grandi categorie:
aglio a tunica bianca
e
aglio a
tunica rossa.
Gli agli a tunica rossa
rispetto a quelli a tunica bianca hanno un ciclo di
coltivazione leggermente più breve di circa un mese e
bulbi molto più grossi ma meno idonei alla conservazione
quindi più adatti alla consumazione immediata.
Aglione di Valdichiana
appartiene alla varietà Allium
ampeloprasum var. holmensecon
mentre l’altro aglio è
Allium sativum. Si
fa notare soprattutto per le enormi dimensioni,
è la varietà
di aglio tipica della Val di Chiana
che si trova
tra le province di Arezzo ed
in parte nelle province di Perugia e Terni,
territorio al sud della Toscana.
In Inghilterra è
chiamato
kissing garlic, a
rimarcare la peculiarità di non lasciare il tipico
"alito che sa di aglio".
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
Sto
cercando di coltivare l’aglione, per
ora con modesti risultati.
Pur
mantenendo tutte le proprietà degli altri
tipi di aglio, ha un aroma più delicato ed è
più digeribile in quanto contiene
in quantità bassissima
l'aglina,
che è un composto solforganico
ed è il motivo per cui l'ho scelto, anche se
è molto difficoltoso e costosissimo procurarselo. Un
"segreto" per la coltivazione, che ho
appreso su FB è che quando
si raccoglie, ci sono attaccati alle radici
dei piccoli bulbi, bisogna staccarli e
conservarli in luogo fresco e asciutto per
poi piantarli (alcuni dicono che bisogna
incidere la tunica) e si ottiene una testa
intera senza spicchi, se l’anno successivo
si pianta, si otterrà una testa con gli
spicchi ma molto più grande.
|
Aglio di Vessalico. Aglio
antico coltivato sulle alture della Liguria di Ponente,
molto apprezzato per le sue qualità organolettiche
contraddistinte da una grande delicatezza,
è usato nella ricetta del pesto tradizionale genovese.
Le teste di aglio non sono recise, ma confezionate in
lunghe trecce chiamate reste: le teste essiccate e
selezionate in base alla dimensione sono intrecciate a
coppie di due, formando un lungo reticolo arabescato.
Questa operazione si può effettuare solo la sera e la
mattina, quando le teste d’aglio sono più umide e le
foglie non si spezzano. Le piante non recise continuano
a nutrire l’aglio e a mantenerlo sano e profumato anche
otto, dieci mesi dopo la raccolta.
Aglio storico di Caraglio
coltivato in Valle Grana, in Piemonte,
è un Presidio Slow Food. La semina avviene in autunno e
l’aglio è coltivato secondo tecniche tradizionali:
lavorazioni manuali, niente chimica di sintesi. La
pianta è vigorosa e rustica, il bulbo ha dimensioni
piccole (20-60 mm) e spicchi affusolati con striature
color rosso vinaccia. Dopo la raccolta si fanno seccare
i bulbi sui graticci e si confezionano a mano. A causa
della vicinanza delle Alpi, gli inverni sono freddi e
nevosi, mentre le primavere e le estati sono fresche e
ventilate, e questo microclima dona all’aglio, cotto e
crudo, un sapore delicato e
una facile digeribilità.
Aglio di Voghiera DOP. L’aglio
emiliano della provincia Ferrara,
l’aglio di Voghiera DOP è contraddistinto da bulbi di
forma rotondeggiante, regolare e compatta, di colore
bianco luminoso e uniforme. Per l’elevato quantitativo
di allicina, principio attivo contenuto nel bulbo, il profumo
è molto intenso,
ma al palato non risulta tra le varietà più delicate.
Aglio polesano DOP. Questo
aglio bianco del basso Veneto è
molto pregiato ed è rigidamente protetto dalla DOP, si
distingue per la sua forma regolare e compatta, il
colore bianco lucente, il profumo
delicato e l’aroma intenso,
non pungente, ma molto persistente. È molto apprezzato
anche perché è possibile conservarlo a lungo, presenta
infatti un contenuto maggiore di sostanza secca, indice
di migliore conservabilità.
Aglio piacentino IGP. Prodotto
in provincia di Piacenza è
molto apprezzato, per la sua ottima conservabilità e per
le caratteristiche
aromatiche e
di gusto
deciso e
particolare. Le sue dimensioni sono importanti, è
infatti tra i più grandi. Per tutte queste sue
caratteristiche viene definito “il Re dell’aglio”.
Aglio bianco napoletano. Varietà
tardiva tipica delle terre del Vesuvio è
una cultivar caratterizzata da tuniche rosate e da un
notevole contenuto di oli essenziali. Matura a giugno, è
tradizionalmente raccolto il 13 giugno, la festa di
Sant’Antonio. Dopo la raccolta i bulbi sono lasciati a
essiccare per una decina di giorni, fino al 24 giugno,
festa di San Giovanni, giorno nel quale si procede
all’intreccio delle trecce tradizionali.
Aglio rosa Primaticcio. Questo
aglio è coltivato nel Centro
–Nord Italia.
Si semina tra febbraio e marzo e si raccoglie verso
luglio, quando la parte aerea è ancora verde. Si consuma
fresco e le tuniche esterne sono rosa chiaro. È molto
simile all’aglio rosa napoletano e di Agrigento.
Aglio rosa Napoletano. L’aglio
rosa Napoletano appartiene alla varietà d’aglio a tunica
rosa, ha bulbi meno regolari di quello bianco e formati
da numerosi bulbilli, a volte anche 20. Viene consumato
fresco perché si conserva con difficoltà ed è più
precoce dell’aglio bianco di una ventina di giorni ed è
meno dormiente. Non è particolarmente diffuso perché
considerato meno pregiato dell’aglio bianco.
Aglio Rosa di Agrigento. Molto
simile all’aglio napoletano e al primaticcio per le
caratteristiche già descritte precedentemente, ha
spicchi a tunica rosa e possiede piccoli e numerosi
bulbilli. Anche l’aglio di Agrigento si conserva al
massimo 3-4 mesi e quindi è preferibile consumarlo
fresco. Come gli altri è precoce e soltanto in sud
Italia è apprezzato per questa caratteristica, in quanto
permette l’impianto autunnale.
Aglio rosso di Sulmona. L’aglio
Rosso di Sulmona è un ecotipo coltivato da secoli in
Abruzzo, nella Valle Peligna, il cui centro principale è
Sulmona. Viene detto rosso perché l’ultima tunica
protettiva del bulbillo è rossa, di tonalità accesa e
ben marcata, mentre le tuniche esterne sono bianche. Il
suo aroma è intenso grazie
all’alta percentuale di allicina e agli oli essenziali
presenti all’interno dei bulbi. Il prodotto in ambiente
asciutto può conservarsi per lungo tempo.
La germinazione
avviene a spese delle sostanze di riserva contenute nei
bulbilli perciò tanto più grosso è il bulbillo, tanto
più sarà rapida la germinazione. Altro fattore
importante è la temperatura: temperature intorno ai
15-20 °C consentono una più rapida germinazione. Le
piogge sono sufficienti a sopperire al suo fabbisogno
idrico quando inizia l'ingrossamento dei bulbi che in
genere, nelle regioni a clima temperato coincide con i
mesi di maggio-giugno, è meglio irrigate il meno
possibile sospendere quando le
foglie iniziano a seccarsi e a piegarsi. Quando ciò
avviene, intervenire manualmente per favorirne il
fenomeno. Asportare
le erbe infestanti.
Ha un apparato radicale
superficiale, se iniziano a comparire gli steli fiorali
(cosa abbastanza rara) vanno tagliati ancora in bocciolo
in quanto se si lasciano sulla pianta utilizzerebbero le
riserve contenute nei bulbi.
La raccolta si effettua nel
trimestre giugno-agosto,
quando le foglie sono secche nel loro terzo
superiore, una raccolta precoce può far sì che le
tuniche si secchino male, mentre una raccolta ritardata
può favorire l’attacco di organismi
saprofiti
(organismi
che si nutrono di materia organica morta o in
decomposizione),
si estrae l’intera pianta afferrandola al colletto
e tirando, eventualmente aiutandosi con una piccola
forca, delicatamente per non ferire i bulbi. Lasciare le
piante per una settimana sul campo o meglio:
raccoglierle e stenderle su un bancone di legno in luogo
aerato e coperto (ideale un portico) a seccare. Pulite i
bulbi dalle tuniche esterne piene di terra, dalle foglie
e dalle radici per poi intrecciare le foglie insieme o
legarle in mazzi. Appendendoli in locali aerati il
rischio di marciumi sarà minore.
Il bulbo è ricco di
composti solforati principalmente da alliina; quando il
bulbo viene macinato si libera l’enzima allinasi che
rapidamente trasforma l’alliina nel rispettivo acido
sulfenico (responsabile del caratteristico odore
dell’Aglio); l’enzima allinasi è inattivato dal calore e
questo spiega perché l’aglio cotto emani meno odore
dell’Aglio crudo ed eserciti minori attività
farmacologiche.
Si ritiene che
l’Aglio inibisca la sintesi del colesterolo e dei lipidi
alimentari; previene l’ossidazione delle LDL, riducendo
così il rischio di formazione e progressione delle
placche aterosclerotiche. Presenta una buona attività
nei confronti dell’ Helycobacter pilori responsabile di
alcune forme di ulcera gastroduodenale, ha un’azione in
grado di eliminare diversi tipi di vermi o elminti, che
possono infestare l’organismo. Possiede importanti
proprietà immunostimolanti ed antitumorali.
Scalogno e aglio all'inizio della primavera.
Quando le foglie cominciano ad ingiallire si deve piegare il gambo per impedire
che il nutrimento venga utilizzato per formare il fiore.
Infine si raccoglie!!!
|
torna su
Scalonio
(Allium
ascalonicum)
Originario dell'Asia
centrale, nome scientifico deriva da Ascalon, antica
città della Palestina
dove si ritiene abbia avuto origine; somiglia alla
cipolla, rispetto alla quale ha un gusto più intenso ma
meno pungente e un po' più dolce e si conserva più a
lungo, anche otto o nove mesi dopo il raccolto; formato
da due o tre bulbilli uniti insieme, di colore
bianco-violaceo, avvolti singolarmente da una pellicola
esterna di colore dal ramato al rossastro, ma privi di
un involucro esterno comune. E’ sterile e privo di
fiori, per cui non si propaga per impollinazione, ma
riproduce solo tramite i bulbi che occorre piantare da
un anno per l'altro. La messa in dimora dei bulbilli va
effettuata a novembre-dicembre, in un terreno argilloso
moderatamente concimato prima dell'impianto: è
sconsigliato riseminare lo scalogno nella stessa
parcella dell’anno precedente. I bulbilli si posizionano
nel terreno
ogni
15 cm in file distanti 15 cm tra loro, si
coprono i bulbi con 3-4 cm di terra specialmente se
piantati prima dell’inverno. Dove il clima è mite si
possono lasciare quasi in superficie. Va poi innaffiato
con regolarità e moderazione perchè l'eccessiva umidità
potrebbe favorire l’insorgere di muffe, sospenderla una
decina di giorni prima della raccolta.
Dopo
la raccolta
dei bulbi che avviene dopo cinque o sei mesi dalla
semina, quando le foglie saranno completamente
ingiallite e il terreno ben asciutto, si procede alla
loro essiccazione e conservazione. Lo scalogno va
conservato in un ambiente fresco, asciutto e ben
ventilato. Si deve evitare il frigorifero e confezioni
impermeabili che favoriscono la sua decomposizione; può
essere conservato nel congelatore.
In
cucina
si usa come la
cipolla, ma il suo sapore è più delicato, meno pungente
non va rosolato né soffritto,
perché il sapore cambia, diventando decisamente amaro,
ma va fatto disfare a fuoco lento, da usare nelle insalate,
frittate e torte salate, contorni e salse come la
Salsa Bernese,
pestato nel mortaio e mescolato con burro o formaggi
cremosi, per grigliate di pesce o di carne, si possono
utilizzare anche le foglie tenere e fresche tagliate
sottili, per insaporire insalate.
Ha caratteristiche
antibiotiche e disinfettanti delle vie respiratorie e
gastrointestinali, rafforza le difese dell'organismo, è
aperitivo e digestivo. Svolge una certa azione
anticancerogena, ostacolando la formazione
nell'intestino di prodotti di putrefazione che
facilitano le neoplasie. Si usa per la
Salsa Bernese. |
torna su
Cipolla
(Allium cepa) [ho provato
più volte a seminare vari tipi: Tropea, dorata, mai venute,
col trapianto delle piantine sto ottenendo risultati
incoraggianti.] è una pianta bulbosa biennale originaria
degli altipiani del Turchestan e dell'Afghanistan (Asia
occidentale). La sua coltivazione risale agli Egizi nel IV
millennio a.C.; è coltivata in tutto il mondo. La fioritura
avviene il secondo anno dopo la messa a dimora, quindi è
improbabile che le cipolle coltivate nell’orto, che vengono
raccolte non appena il bulbo ingrossa, arrivino a produrre
fiori. Il bulbo (la parte edule della pianta) è costituito
dall'ingrossamento della parte basale delle foglie che si
ispessiscono, divengono carnose, bianche o leggermente
colorate di rosso o violetto; le piante da bulbo tendono ad
immagazzinare in questi organi sotterranei le sostanze
nutritive che l’anno successivo verranno impiegate per la
fioritura; risulta quindi fondamentale che le cipolle non
vadano a fiore, o altrimenti il bulbo risulterebbe deperito,
e poco interessante per il consumo.
Le cipolle contengono sostanze
a base di zolfo, molto volatili, che al momento del
taglio raggiungono l’aria attorno al viso; combinandosi
con l’acqua contenuta nelle lacrime dei nostri occhi,
avviene un processo chimico che libera minime quantità di
acido solforico, una sostanza fortemente irritante;
per cercare di mitigare l’effetto lacrimatoio che provoca,
si può
tenere la cipolla cinque o dieci minuti nel freezer prima di
tagliarla per ridurre la velocità di azione degli enzimi ma
l’unico modo veramente efficace è indossare una maschera da
sub!
Per
il resto delle sostanze nutritive, la cipolla contenga “di
tutto un po'”. Tuttavia, la vera “ricchezza” di questo
ortaggio NON risiede nei nutrienti energetici, plastici,
vitaminici o salini, bensì nelle molecole ad azione
fitoterapica: i
composti solforati, il più importante dei
quali è il
disolfuro di allilpropile, unitamente al
flavonoide quercetina, conferiscono alla
cipolla una potenziale attività antitumorale, soprattutto
per quanto riguarda il cancro al colon, allo stomaco e alla
prostata. Si trovano anche flavonoidi ad azione diuretica e
glucochinina,
un ormone vegetale ad attività antidiabetica, ma sono
attribuite numerose altre virtù: viene infatti considerata
una pianta antiipertensiva (per la presenza
dei già citati flavonoidi, ma anche di alliina e
derivati), vermifuga, espettorante,
antibiotica (specie a livello intestinale,
grazie all’azione prebiotica dell’inulina),
normolipidemizzante (previene l’aterosclerosi e i
danni dell’ipercolesterolemia), antitrombotica
(riduce l’aggregazione piastrinica), blandamente
lassativa (per il suo contenuto in pectine ed
inulina), depurativa (la cipolla favorisce
la diuresi) ed antigottosa (favorisce
l’eliminazione delle scorie azotate e dell’acido urico).
Molte di queste attività terapeutiche sono note sin dai
tempi degli antichi Egizi, gran parte delle sostanze dotate
di queste importanti attività, subiscono alterazioni
irreversibili se la cipolla viene lasciata troppo a lungo
nell’olio bollente. La cottura migliore, quindi, è quella
sobria, limitata ad una semplice scottatura o ad una
rosolatura molto breve; solo in questo modo la cipolla potrà
trasferire al nostro organismo tutte le sue preziose virtù
terapeutiche.
Nelle cipolle rossa il
colore è dato da dei flavonoidi contenuti nella polpa, che
rende queste cipolle particolarmente salutari, soprattutto
se consumate crude.
Numerose sono le varietà che
si distinguono in funzione del ciclo biologico (precoci,
medie e tardive), della forma del bulbo (allungata, a fuso,
ovale, sferica, piatta) e del colore delle tuniche esterne
(bianche, rosse, gialle, viola, brune).
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
Le mie cipolle
Nel mio
girovagare tra mercati e vivai, mi sono
imbattuto in alcune piantine di una cipolla
che ho provato a mettere:
Cipolla Rossa di Breme,
è la particolare varietà di cipolla che
viene coltivata nel territorio che
circonda l’abitato di Breme, in provincia di
Pavia.
La sua storia comincia circa dieci secoli
fa: nel 906 d.C. i monaci della Novalesa
giunsero a Breme
e, come riportato da un’antica Cronaca,
“videro che quel luogo era ubertoso, ameno e
fruttifero”, lo elessero a sede della
Congregazione, ritenendolo “la
migliore di tutte le città costruite nel
Contado di Lomellina”.
Da allora ben poco è cambiato nelle tecniche
di coltivazione e le sementi sono ancora
preparate scegliendo una per una le cipolle
migliori da mandare in fioritura. I
produttori che la coltivano sono una
dozzina, ogni anno ne producono 400 quintali
di cui circa il cinquanta per cento viene
utilizzato in occasione della Sagra della
Cipolla Rossa.
Il lavoro richiesto per la coltivazione è
complesso: i semi vengono posti a bagno, con
luna calante, in sacchi di iuta;
successivamente, appena germinati, vengono
recuperati e seminati in vivaio, dopo un
breve periodo le piantine vengono
trapiantate in campo, nei terreni verso la
golena che da secoli accolgono questa
coltura. Il tempo della raccolta giunge a
partire da giugno e si protrae per circa due
mesi.
Il sapore della Cipolla di Breme,
persistente ma pacato, assolutamente unico e
irriproducibile altrove, è ben definito dal
soprannome “La Dolcissima”; per
questa sua caratteristica, oltre al
tradizionale consumo, la cipolla di Breme da
sempre si è prestata a interessanti
sperimentazioni culinarie e accostamenti
arditi, ma molto apprezzati tipo:
marmellata, mostarda, gelato, torta, pizza.
Nel 2007 il record di peso della cipolla
rossa di Breme è stato di 2041 grammi, le
mie non raggiungono quelle dimensioni, ma
hanno una resa interessante e un gusto
ottimo sia a crudo sia nel soffritto.
Cipolla rosata savonese
La sua particolarità è la bassissima
concentrazione di sostanze che, una volta
tagliata, sviluppano acido solforico, il gas
irritante che fa lacrimare e rende difficile
la digestione.
Il risultato è un prodotto molto dolce,
leggermente e piacevolmente piccante, non
grandissima, ottima a crudo, la migliore
nel condigione o tagliata ad anelli da fare
fritti, i famosi “totani dell’orto”, ma
anche da fare ripiene.
Il tempo di raccolta e di bontà, è
agosto, quando le cipolle raggiungono il
massimo del gusto.
|
Le più famose sono:
‘Rossa di Tropea’:
bulbo a fiaschetta, tuniche esterne di color rosso vino,
polpa bianco-rosata dolcissima, precoce, molto adatta per il
consumo fresco.
‘Dorata di
Parma’:
bulbo grosso a forma di trottola, giallo dorato, polpa
bianco-avorio. Tardiva per consumo invernale, di ottima
serbevolezza (prodotti
che si conservano facilmente, senza deteriorarsi).
‘Rossa Toscana’:
bulbo da medio a grosso a forma di trottola, tuniche di
colore rosso scuro, polpa bianca di ottimo sapore. Tardiva,
per il consumo invernale, di ottima serbevolezza.
‘Barletta’:
seminata in primavera produce un bulbo bianco piccolo e
piatto per sottaceti; seminata in agosto, forma un bulbo
medio grosso, piatto, per il consumo fresco.
‘Musona Tonda’:
bulbo sferico, grosso, con buccia bianco-argento; si semina
ad agosto settembre con raccolta a giugno o a gennaio
febbraio con raccolta a luglio.
Semplificando si riducono a
due grandi tipologie:
Cipolle primaverili,
che sopportano
abbastanza bene le basse temperature, amano
moltissimo l’esposizione alla luce. L'epoca di semina va da
settembre a dicembre.
La cipolla egiziana ligure
(Allium cepa viviparum), è un
raro e antico ortaggio, è detta cipolla
albero o cipolla che cammina. Geneticamente
è nata dall'incrocio fra Allium cepa
e Allium fistulosum. Non si conoscono
con precisione le sue origini: il nome
“egiziana" è molto misterioso. Gli antichi
Egizi adoravano le cipolle e credevano che
la forma sferica e gli anelli concentrici
simboleggiassero la vita eterna. Erano
addirittura presenti anche nei sepolcri dei
faraoni. Non si sa però con sicurezza se
questa varietà derivi proprio dalla civiltà
Egizia.
la cipolla egiziana si adatta
molto bene al clima ligure, è una specialità
riscoperta in particolare nella
Val di Nervia,
nella zona di
Ventimiglia:
è una pianta erbacea perenne, è capace di
produrre ogni anno e per gli anni a venire
numerose cipolle aeree Caratterizzata dalla
maturazione di una corona di piccoli
bulbilli al posto del tradizionale fiore, è
facile da coltivare: interrando i bulbi
raccolti dalla pianta madre in primavera, la
pianta cresce senza troppe attenzioni e
resistendo bene alle malattie. Non produce
semi, si interrano i bulbi ad una profondità
di tre volte le loro dimensioni, l’impianto
può avvenire anche in autunno: sopporta
infatti senza difficoltà l’inverno. Se non
viene raccolta, rivegeta nuovamente da sola.
La cima della pianta, che può raggiungere
anche 1,2 metri di altezza (di qui il nome
cipolla albero), si piega lentamente sotto
il peso della sua stessa testa fino a
toccare il suolo, dove radica dando origine
a nuove piante. Da qui, invece, il nome di
cipolla che cammina. Per avere anche in
inverno foglie di cipolla fresche, si può
coltivare sul balcone, in casa e produce
anche in assenza di luce.
La cipolla egiziana ha un
alto valore di vitamina C, ma è
particolarmente adatta a chi soffre di
intolleranza allo Zolfo (ne contiene
pochissimo a differenza della classica
cipolla).
Dalla pezzatura medio-grande
e dalla buccia piuttosto coriacea, la
cipolla si consuma come una qualsiasi altra
varietà: nelle minestre, soprattutto se ne
vengono utilizzati gambi e foglie, fritta o
cruda in insalata, mentre i bulbilli si
utilizzano come le tradizionali cipolline,
soprattutto sotto aceto: sistemare i
cipollotti in una padella con un filo di
olio ed un poco di acqua. Cuocete fin quando
non si saranno ben ammorbiditi, poi
aggiungete anche dell'aceto balsamico e del
miele per far caramellare delicatamente il
tutto e creare un gradevole contrasto di
sapori. Ridurre il condimento, correggere di
sale poi servire in tavola in
accompagnamento a secondi piatti dal gusto
deciso.
Altri usi
culinari sono l'olio aromatico alla
cipolla egiziana ligure: si
inseriscono
le foglie fresche pulite e asciugate
in una
bottiglia con l’olio extra vergine di oliva,
si chiude bene la bottiglia e si lascia
riposare al buio e lontano da fonti di
calore per circa una ventina di giorni.
E’ un
condimento particolarmente adatto per
condire le insalate, o da impiegare sulla
pizza, oppure sul pesce crudo.
Broccoli e cipolla egiziana ligure
è un piatto contadino che si apprezza per
proprietà dietetiche e curative. Il broccolo
come la cipolla egiziana non fa ingrassare e
soddisfa il palato. Ma c'è di più, sono
entrambi ricchi di vitamine minerali,
antiossidanti e fibre alimentari, e riescono
ad alleviare i disturbi di alcune malattie.
Dopo aver tagliato la cipolla egiziana
ligure e lavato i broccoli, farli saltare in
una padella con olio extravergine d'oliva,
un pizzico di sale e un cucchiaino di cumino
in polvere. A fine cottura, aggiungere
prezzemolo fresco e servire. |
La
semina delle cipolle
invernali (raccolta estivo-autunnale)
può essere fatta in semenzaio all’aperto da gennaio ad
aprile; il
trapianto può essere effettuato trascorsi
due o tre mesi dalla semina (e comunque mai dopo la prima
metà di maggio perché i bulbi non avrebbero tempo a
sufficienza per ingrossarsi); trascorso questo periodo
dovrebbero essere visibili quattro o cinque foglioline e le
piantine dovrebbero avere una altezza variabile fra i 10 e i
20 cm circa. A seconda delle varie specie di cipolle, più o
meno grandi, nella
messa a dimora
si dovrebbero rispettare distanze variabili tra i 5 e i 20
cm nelle fila e distanze tra i 20 e 35 cm tra le fila.
La raccolta
avviene
alla fine della stagione estiva.
La
semina delle cipolle
primaverili va invece effettuata tra fine
luglio e tutto il mese di agosto; l’operazione di trapianto
può essere fatta verso la metà del mesi di ottobre.
È buona norma interrare le piantine
più a fondo di quanto non si faccia con le varietà invernali
perché le cipolle primaverili necessitano di una maggiore
protezione dalle rigidità del clima, si raccolgono da aprile
fino alla fine del mese di luglio.
La semina va preferibilmente
eseguita a luna
piena o crescente.
[Versione Giardini: calante]
L’apparato radicale molto superficiale, gli elementi
nutritivi devono essere concentrati nei primi 30-40 cm di
profondità.
Visto che dovremo ottenere un grosso bulbo, è importante che
il terreno sia ricco e molto soffice, e anche ben drenato,
terreni molto sodi e compatti, rischiamo che il bulbo venga
compresso dal terreno, sviluppandosi poco e di forma
bizzarra. Il terreo va lavorato ed arricchito di stallatico,
ma non amano letame fresco. Dopo aver posto a dimora le
cipolle, andremo a mantenere il terreno abbastanza umido,
annaffiando solo nel caso che rimanga secco a lungo. non ama
l’umidità e ha bisogno pochissime di irrigazioni.
Nel caso in cui si sia deciso
per la semina diretta, è sufficiente scavare delle buchette
poco profonde (circa tre centimetri), per mettervi i semi,
che verranno poi coperti con terriccio e annaffiati. Le
buche devono essere distanti circa dieci centimetri (stessa
distanza da osservare fra le file). Nel caso in cui si siano
invece seminate le piante in un semenzaio, le stesse devono
essere estratte quando saranno alte circa quindici
centimetri, per essere messe a dimora in buche profonde
circa cinque centimetri.
Gli interventi irrigui,
frequenti, ma di limitata entità, dovrebbero essere sospesi
25-30 giorni prima della raccolta.
I bulbi di cipolla tendono a svilupparsi molto
superficialmente, ed a fuoriuscire dal terreno man mano
crescono, per questo motivo è importante mantenere
l’appezzamento libero da infestanti, e ricoprire
periodicamente i bulbi che fuoriescono dal terreno quando
non sono ancora completamente ingrossati. Per accelerare la
maturazione quando la parte aerea comincia ad ingiallirsi,
si torce piegandola all’altezza del colletto. Poco prima del
raccolto, possiamo tagliare a metà le foglie sopra le
cipolle, per evitare che i fusti già presenti comincino a
svilupparsi per prepararsi alla fioritura. La raccolta
avviene quando la parte aerea dovrebbe tendere ad ingiallire
ed a deperire, si estraggono i bulbi dal suolo, per
le piante che dovranno essere conservate e utilizzate
durante l’inverno i bulbi maturi si raccolgono in estate,
si puliscono dalla terra e si lasciano qualche giorno al
sole. quando le foglie appaiono quasi secche. Poi si
intrecciano insieme in mazzi. Appendendole in locali aerati
il rischio di muffe o marciumi sarà minore.
La raccolta va preferibilmente
effettuata con luna calante.
La
cipolla non deve essere reimpiantata prima di 4-5 anni, per
evitare attacchi di nematodi e di malattie fungine. Non deve
seguire il porro, l’aglio, la patata e il cavolo. Può essere
consociata a carota, insalata e Solanacee;
il terreno deve avere valori di pH tra 6 e 7.
Ama molto la vicinanza dei porri, si stimolano a vicenda.
Con le fragole forma una bellissima coppia, porta benefici
anche vicino alle rose ed alle piante da frutto.
La coltivazione cipolle si può fare partendo dagli
scarti
delle stesse. Sarà sufficiente tenere da parte solo la parte
inferiore della cipolla e lasciarla essiccare all’aria
aperta per quattro o cinque giorni. A questo punto piantarla
direttamente nell’orto con il fondo rivolto verso la terra e
ricoprirla con uno strato di due centimetri di terreno.
Appena spuntano le prime foglie, rimuovere dal terreno il
fondo della cipolla, separando poi le
diverse piantine man mano che si sviluppano: da un unico
fondo di cipolla possono svilupparsi più
piantine. Dopo averle staccate, facendo bene attenzione a
non rovinare le radici, piantarle distanziate nell’orto, in
modo che le nuove cipolle possano
svilupparsi.
Coltivazione cipolle partendo
da un germoglio verde. E' necessario separare con l'aiuto di
un coltello, la parte interna della cipolla dalla parte
restante dell'ortaggio ottenendo dunque un piccolo
bulbo pronto per essere piantato con la parte verde
germogliata rivolta verso l'alto, da lasciare fuoriuscire
dal terreno, e la parte delle radici da interrare. a una
profondità di due centimetri. |
torna su
Porro
(Allium porrum)
[mai provato] E’ una delle piante orticole più antiche,
conosciuta già dalla civiltà assira, egizia e cinese. E’
una pianta biennale, (nel secondo anno fiorisce e le
foglie perdono morbidezza) coltivata come annuale può
essere seminato e raccolto un po’ in tutte le stagioni,
anche se quello a raccolta invernale è prediletto da
tutti. I porri si dividono in 4 gruppi: porri
estivi, che si seminano in gennaio-marzo e si
raccolgono in maggio-giugno; porri autunnali, che
soffrono il gelo, e si seminano in febbbraio-marzo e si
raccolgono da luglio a ottobre; porri bastoncini,
che si seminano in settembre e si raccolgono in
aprile-maggio; infine i
porri invernali,
che sopportano il freddo e possono svernare in pieno
campo, che si seminano in
aprile-maggio e si raccolgono tra
novembre e marzo che in genere è anche quello più
croccante e conservabile più a lungo, da preferire alle
altre; se effettuiamo la semina direttamente a dimora si
semina rado a una profondità di 1-1,5 cm su file
distanti 15 cm tra loro, Innaffiare subito per rassodare
il terreno al momento del trapianto in caso di tempo
nuvoloso innaffia con infuso diluito di ortica. Dopo
30-40 giorni si effettuerà il diradamento,
per mantenere le distanze prescelte tra una pianta e
l’altra. Diversamente La semina in serra avviene a fine
gennaio o febbraio, a 13°C. Appena le piantine hanno le
foglie erette si effettua il ripichettamento in vassoi
con distanze di 5 cm tra le file e sulla fila. Il
trapianto vero e proprio avviene
formata la quarta/quinta foglia ad aprile (ovvero circa
quattro mesi dopo la semina), quando i porri hanno il
diametro di una matita e sono alti 15-20 cm, su file
distanti 30 cm, in buche profonde 5 cm e distanti tra
loro 15 cm.
Per ottenere una porzione
bianca più lunga si è soliti rincalzare il terreno
attorno ai porri durante la stagione vegetativa, legando
dei colletti di carta o cartone attorno alle piante per
evitare che la terra entri all’interno delle foglie.
L’operazione di rincalzo si ferma poi a novembre. Vanno
effettuate durante la stagione vegetativa e solo in caso
di siccità. Sta benone insieme a cipolle, sedano,
pomodoro, cavoli, lattughe e indivia. E’ invece
sconsigliato metterlo vicino a fagioli, piselli e rape.
Ma la combinazione migliore è quella con le carote,
perché sembra che l’uno scacci la mosca dell’altro. Il
porro può stare sul campo molto, molto a lungo. In
pratica se sceglieremo una varietà tardiva (come il
Gigante d’inverno e il
grosso di
Carentan)
e la semineremo a fine marzo, potremo iniziare a
raccogliere da metà ottobre e continuare durante tutto
l’inverno.
Il porro è ricco di
vitamina A, ha un buon contenuto di vitamina C e del
gruppo B: interessante anche la concentrazione di sali
minerali ferro, magnesio, zolfo, sodio, silice,
manganese, potassio. I porri sono anche un importante
fonte di acido folico: consigliabile consumarlo crudo o
al vapore per conservare le qualità nutrizionali
benefiche. Ipocalorico, ha proprietà diuretiche,
toniche, antisettiche, contrasta gotta, artrite, stipsi,
abbassa il colesterolo e rafforza il sistema
immunitario. |
torna su
L’asparago
(Asparagus
officinalis)
[mai provato]
è una pianta erbacea perenne
di cui si hanno tracce già nell'antica Mesopotamia. Il
nome gli venne affidato dai greci con il termine
asparagos mutando il termine usato dai persiani
cperegh, che significa punta o dentello.
In Italia fu introdotta dei greci.
L'asparago violetto è una varietà
unica al mondo di Asparagus
officinalis prodotto tipico di Alberga dal
caratteristico colore violaceo che
non dipende dalla tecnica di coltivazione, ma è legato
al suo patrimonio genetico: c’è una ragione scientifica
che ne preserva la purezza: possedendo 40 cromosomi
anziché 20 come tutti gli altri asparagi, il Violetto
non può incrociarsi con altre varietà (i figli sarebbero
sterili) e quindi non può imbastardirsi.
la
raccolta avviene da metà marzo ai primi di giugno.
Gli asparagi per loro natura sono ricchi
di fibra, vitamina A, C e del gruppo B,
carotenoidi e sali minerali quali calcio, fosforo e
potassio.
ha proprietà diuretiche e calmanti cardiache.
Sono
ottimi per le diete perché contengono poche calorie, ma
è necessario fare attenzione perché la loro
caratteristica è stimolare l’ appetito. Sono depurativi
e diuretici. Agiscono riducendo il ristagno di liquidi
nei tessuti e sono quindi indicati contro la cellulite,
ma sconsigliati per chi soffre di disturbi renali, di
calcoli, prostatiti e cistiti. Le diverse tipologie
(bianco, rosa e violetto) si distinguono soprattutto per
aspetto, sapore e tipologia di coltivazione; la
composizione chimica, invece, risulta pressappoco la
stessa.
Dell’asparago si consumano i turioni (i
germogli carnosi)
cotti, cucinati in vario modo;
L'ideale per l’asparago violetto è lessato
poco e intingerlo in un extravergine, è morbido e
burroso, privo della fibrosità che caratterizza i
"colleghi".
La parte sotterranea consiste in un rizoma corto e
ingrossato, strisciante, da cui si dipartono delle
radici fascicolate e, sopra terra, dei polloni, detti
turioni, cioè gli asparagi. Il fusto che deriva da ogni
turione è alto circa un metro o più, ed è fittamente
ramificato. Il frutto dell’asparago è una bacca rossa
grande più o meno come un pisello, contenente da 1 a 4
semi. La parte che si consuma dell’asparago sono i
turioni appena spuntati dal terreno, quando sono ancora
teneri e carnosi.
Oltre agli asparagi coltivati, ne esistono varietà
selvatiche, che si trovano un po’ dappertutto e hanno un
calibro molto più fine delle varietà coltivate.
Il terreno preferito è quello con pH neutro (6,5-7)
fresco e soffice, ben drenato e privo di ciottoli.
L’esposizione è quella soleggiata. Si
può coltivare partendo dal seme o dalle zampe, cioè da
radici già formate di uno o più anni,
le zampe (di almeno un
anno)
si mettono
a dimora nel periodo che va dalla fine dei geli
all’inizio della primavera.
Preparare delle fossette profonde 20-25 cm, larghe 60 cm
e poste alla distanza di 70 cm una dall’altra, lunghe a
piacere. La terra di scavo delle fossette si accumula
tra una fossetta e l’altra, ricavando così dei colmi
detti arginelli.
Sul fondo delle fossette, si stratifica il concime
(letame maturo bovino, equino od ovino per circa 5 cm di
altezza, o stallatico pellettato per circa 3 cm). Su
questo stato si dispongono le zampe a quinconce (su due
file sfalsate) alla distanza di 40 cm tra pianta e
pianta. Si copre poi il tutto con altri 5-10 cm di
terra, lasciandola cadere dagli arginelli.
Nel primo anno di impianto si fanno sarchiature
frequenti e qualche innaffiatura, se necessaria.
Nell’autunno, gli steli ingialliti si tagliano a circa
12 cm da terra. Nel secondo anno, in febbraio-marzo, si
tagliano i mozziconi rimasti e si interrano leggermente
le zampe. In autunno, come nell’anno precedente, si
taglia tutto il fogliame a 12 cm dal suolo.
Nel terzo anno, in marzo-aprile, si
tagliano i mozziconi e si ricoprono le piante con uno
strato di terra alto 18-20 cm, praticamente eliminando
gli arginelli. Durante la primavera di questo terzo anno
si potrà fare una prima raccolta limitandola a due-tre
asparagi per zampa.
Negli anni successivi, si concima in
primavera, coprendo il concime. con uno straterello di
terra. |
torna su
|
|