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Salvia

Basilico

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Salvia Salvia officinalis o Salvia comune Genere: Salvia appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. Esiste anche la salvia spontanea Salvia pratensis o salvia dei prati che è una pianta erbacea perenne che cresce spontaneamente in Europa fino ad altitudini di circa 1600 m sul livello del mare Pur essendo inserita già dai greci e dai romani nella farmacopea ufficiale, il suo nome nasce dal latino “salvere”, cioè stare bene e godere di buona salute, perché grazie alle sue proprietà disinfettanti e antibatteriche era utilizzata per moltissimi disturbi. La salvia non aveva utilizzo in cucina dove entrerà solo nel XIII° secolo. Vive bene se esposta in pieno sole. Crea dei grossi "cuscini" che necessitano potature decise, perchè altrimenti tende a lignificare alla base producendo lunghi steli spogli con ciuffo florale solo all'apice. Appena dopo il periodo più freddo bisogna accorcare gli steli lasciando uno o due ciuffi il più vicino possibile alle radici, in poco tempo la pianta tornerà ad essere rigogliosa.

Nell'occasione, cioè tra febbraio e marzo si possono usare le potature per le talee o prelevare gli apici vegetativi lunghi circa 8-10 cm da piante di 2-3 anni di età tra giugno-luglio.

 Fiorisce dalla primavera e per tutta l'estate; i fiori della salvia sono molto graditi agli insetti, in particolare alle api ed il miele che se ne ricava è molto pregiato. I semi maturano da agosto a settembre. Una volta terminata la fioritura è bene potare la pianta per stimolarne la ricrescita. Si taglia alla fine del gambo del fiore quando il fiore si è seccato.

Le foglie per essere conservate devono essere raccolte tra maggio e luglio prima o all'inizio della fioritura. Si utilizzano anche le sommità fiorali che vanno raccolte all'inizio della fioritura. Pulirle bene foglia per foglia e i fiori, si fanno essiccare all'ombra e si conservano in sacchetti di carta o di tela oppure tritate nel mixer e riposte in un barattolo a chiusura ermetica. Diversamente dalle altre erbe aromatiche, la salvia essiccata acquista un aroma più intenso, si possono anche surgelare.

La salvia si sposa bene con il burro. Questi due ingredienti sono spesso utilizzati insieme come condimento per pasta, gnocchi, tortelli, ecc. Si può utilizzare invece da sola nei secondi di carne come arrosti, bolliti, spiedini o saltimbocca alla romana, ma anche carne bianca, legumi, formaggi e pesce. Può essere gustata fritta, oppure con la frutta cotta. Molto fresco è il sorbetto alla salvia che solitamente viene portato durante i pranzi di un certo spessore per ripulire la bocca tra una portata e l’altra.

Sebbene è utile in cucina viene impiegata anche per preparare tisane e per altri usi: risale al Medioevo il suo impiego da parte delle levatrici per favorire le contrazioni uterine durante i parti laboriosi: proprio questa sua caratteristica ne rende però l’uso sconsigliato alle donne in gravidanza. Secondo altre tradizioni era utile contro i morsi di serpente. Alcuni detti popolari vogliono che nelle case dove la salvia cresce bella e forte sia la moglie a spadroneggiare, mentre se la pianta di salvia che si ha in giardino muore, gli affari andranno male.

Al di là delle tradizioni e degli usi empirici, recenti studi hanno appurato come, al pari del rosmarino, l'assunzione della salvia stimoli la memoria e sia utile per il buon funzionamento del cervello in genere: ciò spiega il suo antico impiego al fine di alleviare le emicranie croniche.

In realtà la salvia ha proprietà toniche generali, antidolorifiche, antisettiche e depurative, nonché per facilitare la digestione, può favorire la secrezione della bile, è ipoglicemizzante ed antibatterica. Attiva la circolazione del sangue e favorisce riequilibrio dei sistema nervoso, combatte lo spasmo e le convulsioni, è utile in caso di sudorazione notturne causate da debolezza, provoca e regolarizza le mestruazioni.

E' indicata nelle convalescenze, a chi soffre di tremori, vertigini, paralisi asma, ipotensione e a chi è in menopausa. L'utilizzo più specifico della salvia è correlato alla sua proprietà antisudorifera. Tale attività è dovuta ad un suo componente che paralizza le terminazioni nervose periferiche delle ghiandole sudorifere ed inibisce la sudorazione, qualsiasi sia la sua origine.

Navigando ho trovato questi "consigli":

 punture di insetti: strofinare le parti interessate con foglie di salvia

alito cattivo: masticare una foglia di salvia

denti macchiati: strofinare giornalmente con una foglia di salvia  (Le foglie vengono anche impiegate nella preparazione di dentifrici, per il loro effetto sbiancante sullo smalto denti)

stomatiti ed infiammazioni gengivali: versare in mezzo litro d’acqua bollente 30 grammi di foglie di salvia e mezzo cucchiaino di pepe di Cayenna in polvere. Lasciare in infusione circa 12 ore, filtrare ed usare per fare degli sciacqui

 tonsille irritate: mettere in una tazza d’acqua bollente 3 o 5 foglie di salvia, mezzo cucchiaino di miele e mezzo di aceto. Colare, lasciare intiepidire ed usare per fare dei gargarismi

ferite o piaghe da cicatrizzare: mettere 100 grammi di foglie di salvia in mezzo litro di vino bianco bollente. Filtrare ed usare per lavare le ferite.

esaurimento nervoso: mettere in una tazza di acqua bollente qualche foglia di salvia assieme ad un cucchiaio di fiori di camomilla ed un cucchiaino di miele. Si beve la sera prima di andare a letto.

digestione: in un litro di vino tipo Porto o Marsala lasciar macerare per dieci giorni 100 g di foglie di salvia ben lavate ed asciugate. Un bicchierino dopo i pasti faciliterà la digestione.

glicemia alta: far bollire per qualche minuto 100 grammi di foglie di salvia in un litro di vino bianco secco. Berne un bicchierino dopo i pasti.

bagno rilassante: far bollire in due litri d’acqua 30 grammi di ciascuna delle seguenti erbe: salvia, menta, timo, rosmarino, fiori di lavanda. Strizzare le erbe, lasciare intiepidire, filtrare e versare nell’acqua del bagno la sera prima di andare a dormire.

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Basilico Ocymum basilicum; Genere: Ocimum. Le cultivar di basilico sono una quarantina, quelle coltivate tradizionalmente in Italia sono:

·   Genovese -  rigoglioso, a foglie medio grandi, verde chiaro, molto aromatiche, senza odor di menta

·   Napoletano’ – pianta alta, a foglie grandi e bollose di color verde chiaro

·   Foglia di Lattuga’ – pianta rigogliosa, con foglie larghe, bollose di color verde e aspetto lucente

·   Fino verde’ – pianta nana, con foglie piccole, verdi, lucenti, molto aromatiche

·   Minimum’ – detto anche basilico greco, è un cespuglio compatto con foglie piccole, verdi, ovali e appuntite; tollera climi più freddi rispetto al basilico usuale.

 Originaria dell'Asia tropicale, molto sensibile al freddo, si semina luna crescente febbraio marzo, trapianto maggio e seguenti, ideale vicino pomodori, il trapianto va preferibilmente effettuato con luna calante, quando avranno emesso almeno quattro foglie; pH compreso tra 6,5 e 7. E’ anche possibile seminarlo direttamente, ma le piante non sono produttive come quelle trapiantate. I semi non devono essere coperti con troppa terra, ma il terriccio deve essere “spolverato” sopra il seme con le mani, quanto basta da ricoprirlo. I semi vanno mantenuti costantemente umidi durante tutta la fase di germinazione utilizzando uno spruzzino per evitare di spostare i semi con il getto troppo forte di un innaffiatoio.

L’esposizione deve essere a mezz’ombra, per garantire uno sviluppo migliore della pianta e delle sue caratteristiche organolettiche.

Alle piante vanno regolarmente cimati gli apici vegetativi e rimossi i fiori per consentire una crescita più rigogliosa perché la pianta spende una grande quantità della sua energia nella fioritura e nella maturazione dei semi e va a discapito della qualità delle foglie e della loro quantità.

Raccogliere le foglie e gli apici fiorali per tutta l’estate e utilizzarli freschi, essiccati, conservati sott’olio o in sacchetti di plastica nel congelatore, intere o a pezzetti.

Il succo delle foglie strofinato sulla pelle allontana le zanzare. Ha proprietà terapeutiche stimolanti, antispasmodiche, diuretiche, tonico-digestive, antisettiche, antinfiammatorie.

Una leggenda, come tutte le leggende che si rispettano, cruenta, che si perde nella notte dei tempi e che Boccaccio riportò nella sua novella “Lisabetta da Messina”, la quarta della quinta giornata del “Decamerone”, narra che c’era una volta una ragazza innamorata di un giovane di nome Nicola. Si amavano tantissimo nonostante l’opposizione dei tirannici fratelli di lei che l’avevano promessa ad un signorotto del luogo, vecchio e ricchissimo.

I ragazzi s’incontravano clandestinamente ed erano persi l’uno dell’altra e a nulla servivano divieti e minacce contro quell’amore vero e potente, così i fratelli decisero di uccidere Nicola: lo attrassero in una trappola, fingendo un colloquio conciliante, lo accoltellarono e lo decapitarono, recando la testa del povero giovane alla ragazza, lei, disperata, prese la testa e la seppellì in un vaso.

Ogni giorno le sue lacrime copiose bagnavano la terra in esso contenuta, che lei chiamava “il vaso di Nicola” e che custodiva gelosamente; una mattina, stupita, la ragazza scorse un germoglio spuntare dalla terra del vaso, un germoglio che crebbe, crebbe fino a diventare unarigogliosa e  profumatissima pianta di basilico. Quell’aroma fresco e gioioso invase la casa e la sua anima e le tenne compagnia fino al resto dei suoi giorni.

Attenzione: il basilico in cucina non va tagliato con il coltello ma spezzettato con le mani per preservarne il profumo.

Il basilico è alla base della cucina mediterranea, si sposa alla perfezione con timo, finocchio e origano. Il suo aroma nasce dagli oli essenziali che gli conferiscono proprietà digestive, antispasmodiche e anti-infiammatorie. In cucina è preferibile utilizzarlo crudo o aggiungerlo a fine cottura, darà un gusto speciale alla salsa di pomodoro, alla pizza, alle insalate, ai zucchini, alle melanzane, ma anche alle carni bianche e alle uova, è indispensabile nella caprese.

Ma la “morte” del basilico è nel “pesto” che lo dice la parola stessa, lo si fa col mortaio, ma nel mortaio non si deve “pestare” come dice la parola stessa, ma schiacciare con forza, ruotando il pestello contro le pareti. Si inizia mettendo pinoli e aglio, poi le foglie di basilico, (a essere superpignoli dovrebbero essere prelevate da giovani piantine, quelle che hanno al massimo quattro coppie di foglie, alte quindi circa 10-12 centimetri, che però hanno una concentrazione alta di metileugenolo, una sostanza sospettata di essere cancerogena che praticamente scompare in piante sopra i 16 cm, quindi meglio piante un po’ più adulte) basilico che deve essere coltivato davanti al Mar Ligure, sale, olio extravergine d’olive taggiasche e, all’ultimo, pecorino grattugiato. Qualsiasi altro intingolo, con la presenza di foglie di basilico, non merita l’appellativo di pesto. Non sono campanilista, ma lo stesso basilico coltivato in altre zone, per motivi climatici, di altitudine, di irraggiamento solare ecc. rischia di avere percentuali diverse delle essenze aromatiche che concorrono a formare il gusto caratteristico, in particolare il difetto principale è che tende ad aver un retrogusto di menta più o meno marcato. Fa parte della miscela di erbe che compongono la ricetta ufficiale dell’ Herbes de Provence.

Il pesto si fa nel mortaio… se proprio si volesse fare col frullino… l’importante è che le materie prime non si scaldino, quindi bisogna usare quelli col motore sopra e fare brevi accensioni, meglio ancora mettere gli ingredienti (anche il bicchiere) nel frigo in largo anticipo, così si parte da una temperatura iniziale più bassa.

La preparazione del pesto è anche una lotta contro il tempo perché il basilico è ricco di polifenoli che sono melanine: le stesse responsabili dell'abbronzatura, che sono molecole che esposte all'ossigeno dell'aria, si ossidano rapidamente. L’unico metodo per contrastare questo effetto è proprio quello di ricoprire il pesto con dell'olio.

Sebbene non si dovrebbe, le foglie di basilico, prima di usarle, bisogna lavarle… l’importante è farle asciugare bene perché i residui di acqua potrebbero annerire più velocemente il pesto.

Dario Bressanini sostiene che il meccanismo di ossidazione si disattiva a temperature tra gli 80 e i 95 gradi quindi bisognerebbe immergere per tre secondi le foglie di basilico in acqua bollente e raffreddarle immediatamente in acqua ghiacciata, però ci ricorda che l'acqua bollente estrae una parte degli oli essenziali, e quindi il sapore può risentirne, con questa tecnica oltre ad eliminare batteri indesiderati, si distruggono anche gli enzimi che degradano il colore in particolare la clorofillasi, enzima che degrada la clorofilla, quindi oltre a non annerire, resta di un bel colore verde.

Sempre Dario Bressanini sostiene che se “si raccoglie il basilico alla fine della giornata, diciamo tra le 18 e le 22, dura molto di più che non raccolto la mattina o in pieno giorno. Presumibilmente perché verso sera il contenuto di zuccheri nelle cellule è maggiore e quindi mantengono più a lungo il metabolismo cellulare anche dopo la raccolta”.

Ultimo consiglio, il pesto pronto si più anche congelare, in questo caso è essenziale non mettere il formaggio durante la lavorazione, ma aggiungerlo fresco prima dell’utilizzo, dopo lo scongelamento.