lto PAGINA PERENNEMENTE IN COSTRUZIONE
Sono infiniti gli eventi che hanno subito manipolazioni strumentali, non mi riferisco alla "naturale" mitizzazione collegata a ricordi positivi (i bei tempi andati), ma alla scientifica modificazione della realtà. Sono anche infinite le tecniche: dalla negazione, alla "dimenticanza" di parti di verità, all'interpretazione avulsa dal contesto storico. Alcuni esempi? la lotta alle streghe, la santa inquisizione, e altre pratiche religiose simili, comportavano la confisca dei beni delle vittime... Dittatori sanguinari che a seconda della funzione che svolgono vengono appoggiati, tollerati o ... impiccati; gli "italiani brava gente" in guerra a parte l'uso dei gas in Africa, le violenze squadriste nei Balcani, le rappresaglie in Grecia... Persino accadimenti locali sono stati ingigantiti e mistificati fino a renderli questioni di stato, mi riferisco alle vicende collegate alla morte di Giuseppina Ghersi a Savona avvenuta il 30/4/1945 per la quale all'epoca si indagò adeguatamente, ma che ciclicamente i nostalgici del fascismo non esitano a utilizzare per finalità non certo di giustizia. Non pubblico niente sull'argomento perchè già troppo si è scritto ed è tutto reperibile in rete. Man mano che mi imbatterò in qualche sollecitazione su questi "eventi modificati o addomesticati" pubblicherò il materiale che avrò trovato o l'opinione che mi sarò fatto. Inizio da: La lotta fu di liberazione, non si può parlare di guerra civile e il 25 aprile è solo e soltanto la festa della liberazione Il 25 aprile (perchè è solo e soltanto la festa della liberazione) Il patto Hitler-Stalin sul quale anche ambienti di "sinistra" tendono ad avere idee confuse. Le Foibe che proprio coloro che vorrebbero "ricordare" farebbero bene a tacere. Hijab Hanno imposto il velo alle donne e ci fanno credere che è una libera scelta indossarlo. Armi di distruzione di massa: l'alibi perfetto, neanche tanto.... QUANDO L’ITALIA BOMBARDò LA SERBIA dal 24 marzo al 10 giugno 1999 L’ otto marzo è la giornata internazionale della donna, ma quali sono le sue origini? |
Gli EVENTI le MISTIFICAZIONI
La lotta fu di liberazione, non si può parlare di guerra civile. Il 25 luglio 1943 crollò il potere del Governo Fascista dopo 21 anni e fu arresto di Benito Mussolini. Il Re nominò subito capo del Governo il Maresciallo Pietro Badoglio. Alle 22,45 la radio interruppe le trasmissioni e diffuse il seguente comunicato: «Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, presentate da S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, S.E. il Cavaliere Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio.» Le speranze che quanto avvenuto sfociasse nella pace svanì ben presto, in seguito al proclama con cui Badoglio annunciava: «La guerra continua. L'Italia [...] mantiene fede alla parola data». Cominciava così il periodo dei «quarantacinque giorni», in cui iniziarono le trattative segrete per concludere una pace separata con gli Alleati, dissimulate da pubbliche dichiarazioni di fedeltà alla Germania. I tedeschi intanto, preparati all'eventualità di una resa italiana, pianificavano l'operazione Achse per occupare la penisola. Negli stessi giorni, gli antifascisti cominciavano a riorganizzarsi grazie al ritorno dal carcere, dal confino o dall'esilio di numerosi dirigenti di primo piano, Iniziarono quindi a formarsi le prime organizzazioni che gettarono le basi del futuro Comitato di Liberazione Nazionale. L'8 settembre 1943 il maresciallo Pietro Badoglio (Capo del governo e maresciallo d'Italia) alle 19:42 dal microfono dell'EIAR lesse il messaggio che annunciò alla popolazione italiana l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile, firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese. Per l’esattezza: «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.» La conseguenza immediata fu fuga dalla Capitale dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi. Il messaggio generò una gran confusione perché non faceva comprendere il reale senso delle clausole dell’armistizio e fu dai più erroneamente interpretato, anche questa volta, come indicazione della fine della guerra. La confusione coinvolse anche tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano: lasciate senza precisi ordini, si sbandarono, più della metà dei soldati in servizio nella penisola abbandonarono le armi e tornarono alle loro case in abiti civili, una parte si diede alla macchia dando vita alle prime formazioni partigiane. contemporaneamente i tedeschi attuarono l'operazione Achse e occuparono gran parte della penisola, compresa Roma, nelle settimane successive 815.000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani). I alcuni casi dei reparti reagirono con successo all'aggressione tedesca, ma solo grazie all'iniziativa personale dei comandanti. A seguito della caduta di Mussolini del 25 luglio 1943, al suo arresto ed allo scioglimento del Partito Nazionale Fascista, avvenuto due giorni dopo, alcuni alti gerarchi si rifugiarono in Germania. Anche la famiglia di Mussolini fu messa al sicuro in Germania. La dirigenza politica e militare del Terzo Reich aveva iniziato a progettare un possibile rovesciamento del governo regio e l'instaurazione di uno stato fascista filotedesco, che garantisse l'alleanza col Reich. Adolf Hitler in persona ordinò che Benito Mussolini, fino ad allora prigioniero sul Gran Sasso, venisse liberato e portato in Germania, cosa che avvenne, a opera dei paracadutisti tedeschi, il 12 settembre 1943 fu tradotto a Monaco e poi a Rastenburg dove si incontrò il 14 con Hitler, il quale gli fece presente la necessità di creare un governo fascista nella parte d'Italia non occupata dagli Alleati. Il 18 settembre Mussolini parlò, da Radio Monaco, annunciando il suo ritorno. Nel discorso annunciava la costituzione della Repubblica sociale italiana che venne riconosciuta soltanto dal Terzo Reich, dall'Impero Giapponese, dalla Slovacchia, dall'Ungheria, dalla Croazia, dalla Bulgaria e dal Manciukuò. A partire dalla notte del 15-16 ottobre 1943 ebbero inizio le deportazioni degli ebrei e l'apparato repressivo della Repubblica partecipò attivamente con i tedeschi alle retate circa 7.500 ebrei furono deportati dall'Italia e solo 800 sopravvissero. Quindi la Lotta di Liberazione non vi fu uno scontro tra due parti costituitesi autonomamente, in questo caso sarebbe stata una guerra civile, ma la repubblica sociale era emanazione diretta dell’occupante tedesco a prescindere se alcuni vi aderirono in buona fede. |
Il 25 aprile si celebra la Festa della Liberazione dall'occupazione dell'Italia da parte dei tedeschi. Il fatto che per esercitarla abbiano instaurato un governo composto da italiani, non sminuisce il fatto che la stragrande maggioranza degli italiani fosse contraria a tale occupazione lo dimostrano le barbare rappresaglie compiute sulla popolazione civile a seguito del supporto dato alle unità combattenti per la Resistenza. Anche una fantomatica "pacificazione" invocata da alcuni, non ha alcun senso oggi, infatti con decreto del 22 giugno 1946 l'allora Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti promulgò, proprio allo scopo di ripacificare, l'amnistia che comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio ed aveva efficacia per i reati commessi a tutto il giorno 18 giugno 1946. |
Il fatto: Il 23 agosto 1939 Molotov
ricevette a Mosca il suo collega tedesco Ribbentrop, e la stessa notte i
ministri firmarono due documenti passati alla storia come «patto
Hitler-Stalin».
Il perché: L’URSS, conscia che sarebbe stata attaccata (magari su due fronti: Germania e Giappone), fu costretta all’accordo per rinviare l’evento e “guadagnare tempo cedendo spazio”; il patto le consentì di ricostruire lontano dai confini parte rilevante del suo apparato industriale e bellico, così da poter fare poi “terra bruciata” delle zone occidentali all’atto dell’invasione nazista (cfr. M. Dobb, Storia dell’economia sovietica, Ed. Riuniti 1976, pp. 336-40). Quanto ai protocolli segreti, nell’imminenza e inevitabilità della guerra essi servivano a creare una zona di sicurezza spostando a ovest i confini sovietici. Certo, la cosa può apparire disdicevole e a farne le spese fu la Polonia, ma quello che era in atto era uno scontro mortale che riguardava l’intera umanità. Forse bisognerebbe pensare anche a questo, prima di tranciare giudizi morali (o moralistici).
Un passo indietro: Il Patto di Monaco del 29 30 settembre 1938 fra i capi di governo di Regno Unito, Francia, Germania e Italia, che portò all'annessione di fatto della Cecoslovacchia allo stato tedesco, si erge quale vera e propria monumentale, materiale manifestazione della volontà “occidentale” (soprattutto anglosassone) di spingere la crisi verso uno sbocco quale quello della guerra fra III Reich e URSS. Il disegno risultava fin troppo evidente. Una guerra fra Germania (magari alleata con una serie di altri stati affini per orientamento politico-ideologico e per collocazione geografica, dall’Italia, all’Ungheria, agli stati baltici, comprendendo, magari, la stessa Polonia) e URSS, non solo offriva l’opportunità di colpire a morte l’URSS, ma permetteva, inoltre, d’ipotizzare anche l’indebolimento della potenza tedesca, concorrente strategica, all’interno del campo imperialista, delle potenze tradizionalmente egemoni (Gran Bretagna, USA e Francia). Nella foto Chamberlain, Daladier, Hitler, Mussolini, Ciano Informazioni tratte dai siti: http://www.lernesto.it e http://it.wikipedia.org |
Il 23 dicembre 2006 ho inviato la seguente mail al noto sito www.truciolisavonesi.it in risposta ad un articolo di Samantha Giribone, stupita perché nessuno dei suoi professori avesse speso una parola per spiegare cosa fossero le Foibe. |
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Hijab: Burqa, niqab e chador.
Hijab (in arabo: nascondere allo sguardo, celare), Ciò che in Occidente viene chiamato "velo" erroneamente si pensa sia stato introdotto dall'Islam in realtà esisteva ben prima di esso. Una legge del XII secolo a.C. nella Mesopotamia assira sotto il regno del sovrano Tiglat-Pilesar I (1115 a.C. - 1077 a.C.) rendeva di già obbligatorio portare il velo all'esterno a ogni donna sposata. Esso appariva anche nel mondo greco: Elena, moglie di Menelao, si velava per uscire. I musulmani che sostengono l'obbligatorietà di portare il velo, si richiamano a due passaggi coranici: Il primo è quello di Cor., XXXIII:59 « O Profeta! Dì alle tue spose e alle tue figlie e alle donne dei credenti che si ricoprano dei loro mantelli (jalābīb); questo sarà più atto a distinguerle dalle altre e a che non vengano offese. Ma Dio è indulgente clemente! » [non mi sembra che si parli di coprire il viso], il secondo Cor., XXIV:31 « E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi, sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare.» [qui si parla di coprire con un velo gli ornamenti, e le parti del corpo che possono generare turbamento, non il viso, anzi sarebbe insensato chiede alle credenti di abbassare lo sguardo se gli occhi si volessero coperti dal burka] Il burqa è un abito, solitamente di colore blu, che copre sia la testa sia il corpo. All'altezza degli occhi può anche essere posta una retina che permette di vedere senza scoprire gli occhi della donna. L'obbligo di indossare il burqa appare conseguenza di tradizioni locali, indipendenti dalle prescrizioni religiose dell'Islam, è stato introdotto in Afghanistan all'inizio del 1900 durante il regno di Habibullah, che lo impose alle duecento donne del suo harem, in modo tale da non indurre in tentazione gli uomini quando si fossero trovate fuori dalla residenza reale. Divenne così un capo per le donne dei ceti superiori, in modo tale da essere protette dagli sguardi del popolo. Fino agli anni '50 era prerogativa dei più abbienti ma intanto si diffuse in tutto il paese. Successivamente gli stessi ceti elevati iniziarono a non farne più uso, ma nel frattempo era diventato un capo ambito anche dai ceti poveri. Il burka costringa le donne islamiche ad una prigionia ambulante, indossarlo non può essere il frutto di una vera e propria libera scelta, ma corrisponde all'obbligo di essere sottoposte al controllo dei maschi della famiglia. Il niqab è un tipo di velo che copre la figura della donna lasciando scoperti solo gli occhi. Il chador è simile ad una mantella o ad un foulard indossato dalle donne quando devono comparire in pubblico. Si tratta di una stoffa semi circolare che ricopre il capo e le spalle, ma che lascia scoperto il viso, tenuto chiuso sotto il mento ad incorniciare il volto. Il velo, in altre forme, colori o modo di indossarlo era diffuso ovunque, ancora oggi in certe zone rurali, anche italiane, si vedono donne che lo utilizzarlo, anche se la società moderna lo ha definitivamente accantonato, salvo per utilizzi vezzosi. Non essendoci, quindi, una motivazione inconfutabile per indossare il Hijab, ma anzi, dal momento che prevale una funzione oppressiva e sottomissoria, parrebbe opportuno, nel momento stesso in cui si voglia risiedere stabilmente in un Paese diverso da quello d’origine, adeguarsi alle regole del Paese ospitante. Altre notizie a questo link http://www.uaar.it/laicita/velo/ |
In questi giorni (agosto 2013) si ritorna a parlare di dittatori che usano “armi di distruzione di massa” contro la popolazione inerme. Il governo di Assad è un governo legittimo, per quanto si possano considerare legittimi i governi di quella regione, rappresentato all’ONU ed è in lotta contro un coacervo di forze tra le più disparate che è difficile capire chi siano, ma comprendono anche gli jihadisti che sostengono una guerra totale all’Occidente. Torna alla mente l’Iraq, dove sostenevano che Saddam Hussein avesse le armi chimiche, di distruzione di massa, e poi non furono mai trovate. Certo, lo sostenevano perché gliele avevano date loro a suo tempo, gli Stati Uniti, però non le aveva più perché le aveva usate per gasare i curdi. |
QUANDO L’ITALIA BOMBARDò LA SERBIA Con la morte di Josip Broz Tito il 4 maggio 1980, cominciarono a rinascere e crescere vari nazionalismi, tra cui l'insofferenza etnica della popolazione albanese, di religione musulmana in Kosovo, che era una provincia autonoma, verso la federazione Jugoslava. Cominciava a sfumare la rivendicazione autonomista per trasformarsi in quella indipendentista e, allo scopo, nacquero e si rafforzarono in breve tempo formazioni armate. Il 24 marzo 1999, poco dopo le ore 20, i bombardieri Nato colpivano i primi obiettivi serbi a Pristina, Pogdorica e alla periferia di Belgrado. Cominciò così, la guerra del Kosovo. La dichiararono i paesi dell’Alleanza atlantica alla Serbia, per fermare la pulizia etnica praticata dal regime di Slobodan Milosevic nella regione a maggioranza albanese. Per la seconda volta dal 1945 - la prima era stata la guerra del Golfo nel 1991 - l’Italia partecipò con propri mezzi e truppe a una operazione militare offensiva. E lo fece per decisione di un governo di centrosinistra. Il governo presieduto da Massimo D'Alema autorizzò l'uso dello spazio aereo italiano, dalle basi italiane decollavano i cacciabombardieri che per 78 giorni, fino al 10 giugno, con 600 raid aerei al giorno, martellarono la Serbia. Anche gli aerei italiani andarono a bombardare il Paese a noi vicino, nel cuore dell’Europa, infliggendo danni per miliardi di dollari, distruggendo ospedali, fabbriche, ambasciate, appartamenti, treni, autobus, tra questi il bombardamento delle centrali elettriche (soprattutto con bombe alla grafite, ad effetto "psicologico", che non provocano danni permanenti ma prolungati blackout), della sede della televisione serba a Belgrado e il bombardamento di industrie chimiche con successive pesanti ricadute ambientali, mettendo al tappeto l’economia. Il numero esatto di vittime della guerra, sia serbe che albanesi, militari e civili, non è ancora oggi conosciuto con esattezza, ma è presumibile sia dell'ordine di qualche migliaio. Il motivo ufficiale della guerra Nato contro Serbia. fu la difesa dei diritti umani violati dai serbi a scapito dei civili del Kosovo di etnia albanese. Le origini sono da ricercarsi nella seconda metà degli anni Novanta quando i separatisti albanesi dell'Uck iniziarono ad alzare sempre di più la voce, affiancando alla lotta politica per l'indipendenza una vera e propria azione militare contro i simboli dell'entità statale serba. Belgrado rispose che mai avrebbe accettato l'indipendenza stabilita in modo unilaterale dai kosovari. Iniziò una dura repressione, dapprima con le forze di polizia, poi impiegando forze paramilitari. Lo scontro divenne una vera e propria guerra di matrice etnica, sempre più sanguinosa, con gravissime conseguenze per la popolazione civile. L' attacco occidentale fu preceduto e seguito da un' imponente campagna mediatica volta a demonizzare la Serbia ed a far credere all' opinione pubblica mondiale che i Serbi stessero ponendo in atto, scientemente e con premeditazione, una persecuzione ed un tentativo di genocidio ai danni della popolazione kosovara di etnia albanese. La demonizzazione dell' avversario, la costruzione di prove fasulle, la manipolazione della stampa e dei media in genere per ottenere il consenso nei confronti della politica aggressiva e imperialista, sono una costante nel comportamento degli Stati Uniti. RIASSUMENDO: Alla fine del 1995 il processo di smembramento e di dissoluzione della ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, Sotto la regia USA, era praticamente concluso Questo processo se era stato abbastanza indolore per la Slovenia, etnicamente più compatta, era invece stato tragico e doloroso per le altre repubbliche. In Croazia infatti più del 12% della popolazione era di etnìa serba. Tra il 1993 ed il 1995 i croati diedero l' assalto alla regione della Krajina e per la fine del 1995 più di 500.000 serbi si erano visti costretti a lasciare la regione. Ci furono una serie di crimini e di episodi di pulizia etnica e di violazioni del diritto internazionale perpetrati dai croati dei generali Janko Bobetko e Ante Gotovina contro i serbi di Krajina. Contemporaneamente scontri sanguinosi dilaniavano la Bosnia in cui la maggioranza bosniaca musulmana conviveva con le forti minoranze serba e croata: tutti i gruppi etnici organizzarono proprie formazioni militari, le città di Mostar e di Sarajevo furono assediate, Mostar originariamente in mano musulmana si arrese ai croato-bosniaci nel 1993, dopo la distruzione dello storico vecchio ponte che divenne il simbolo della guerra. A sua volta Sarajevo fu assediata dai serbo-bosniaci per 43 mesi: l' assedio durò dal maggio del 1992 fino alla stipula degli accordi di Dayton del novembre-dicembre 1995 che prevedeva la creazione di due entità interne allo stato di Bosnia Erzegovina: la federazione croato-musulmana (51% del territorio nazionale) e la repubblica serba (49% del territorio). Le due entità create sono dotate di poteri autonomi in vasti settori, ma sono inserite in una cornice statale unitaria. Dopo la fine della guerra in Bosnia-Erzegovina, l' epicentro delle violenze si sposta in Kosovo. Il Kosovo era una provincia autonoma della Serbia ed era popolata da una maggioranza di cittadini di etnìa albanese e quindi di religione musulmana. Fino al 1989 il Kosovo aveva goduto di una certa autonomia all' interno della repubblica Serba: la lingua albanese-kosovara godeva dello status di lingua ufficiale nella provincia, alla pari del serbo; vi erano scuole autonome. 24 marzo 2009 Massimo D’Alema rilasciò una intervista a Stefano Cappellini de Il Riformista:“KOSOVO, FU UN ERRORE BOMBARDARE BELGRADO”. |
8 marzo, le origini della festa della donna.[mi scuso per il testo sottolineato, ma viene visualizzato così senza che possa fare niente per renderlo normale.]L’ otto marzo è la giornata internazionale della donna, da dove nasce e perché si festeggia in quella data? la leggenda più radicata è che in quella data, nel 1908 ci fu un incendio nella fabbrica di camice di Cotton dove morirono diverse operaie. In verità, ci fu un incendio nella fabbrica Triangle di New York il 25 marzo 1911, e i morti di quel rogo sono tuttora ricordati durante la Giornata Internazionale della Donna, però quei 146 operai morti carbonizzati erano 123 donne e 23 uomini, in buona parte immigrati italiani ed ebrei.In realtà L’istituzione della festa appartiene alla Russia bolscevica e questa leggenda nacque per mascherare l’origine “rivoluzionaria” della ricorrenza. Già a cavallo dei due secoli il movimento socialista, dove la componente femminile era molto importante, pose il problema del suffragio universale e nel 1910 l’Internazionale socialista, riunita a Copenaghen, decise di lanciare l’idea di una giornata della donna dal carattere internazionale proprio per sollecitare il diritto di voto, l’ iniziativa suscitò plauso, ma non portò a fissare una data comune uguale per tutti, cosa che avvenne nel 1917 grazie alla Rivoluzione d’ottobre.A San Pietroburgo, l'8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni che portarono al crollo dello zarismo ormai completamente screditato e privo anche dell'appoggio delle forze armate, così che l'8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l'inizio della Rivoluzione russa di febbraio. Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell'apertura del III congresso dell'Internazionale comunista, fissò all'8 marzo la «Giornata internazionale dell'operaia». [Vedi wikipedia.org]La mimosa come fiore simbolo della ricorrenza è una invenzione italiana, proposta da tre donne comuniste dell'UDI (Unione Donne Italiane): Teresa Noce, Rita Montagnana (prima moglie di Palmiro Togliatti) e Teresa Mattei. L’ONU arrivò a ufficializzare il giorno solo il 16dicembre 1977, quando ormai in gran parte del mondo si era radicata la convenzione dei festeggiamenti l’8 marzo, proponendo ad ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale". |