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 Mirto

Il mirto è una specie rustica arbustiva sempreverde originaria delle zone mediterranee. Appartenente alla famiglia delle myrtaceae dal greco myron = essenza profumata, genere myrtus. La pianta ha un fusto abbastanza piccolo, le dimensioni standard sono comprese tra cinquanta centimetri e 3 metri e mezzo, con ramificazioni molto fitte. E’ una specie di lento accrescimento che può diventare plurisecolare. Le piante giovani hanno la corteccia rossastra, mentre quelle più vecchie presentano una parte legnosa grigio cenere. Le foglie sono opposte, lunghe, ovali, prive di peluria, lucide e di colore verde scuro nel margine superiore, mentre i fiori sono solitari, con un lungo peduncolo, profumati e di colore bianco o rosa. La forma dei fiori è molto particolare: chiusi sembrano delle pere al contrario, aperti sporgono con un ampio calice a raggiera al cui interno sono collocati dei lunghi filamenti (gli stami) che formano la parte maschile del fiore. In mezzo agli stami sono presenti anche gli ovari inferi, cioè formati da una piccola coppa che contiene le parti femminili del fiore. I frutti sono delle bacche di colore rossastro, a volte bianco, a volte violaceo. La loro notevole persistenza sulla pianta ne accresce la resa estetica ed ornamentale.

Il mirto comprende circa cento distinte varietà, alcune molto note, altre meno. Quelle più note sono tre, a cui si aggiungono una serie di ibridi ottenuti per potenziare la produzione delle bacche, da cui si ricava il rinomato liquore di mirto: Myrtus Communis variegata, Myrtus Bullata e Myrtus Luma.

Il Myrtus Communis è la specie principale che viene coltivata a scopo commerciale e ornamentale e presenta fiori molto profumati e foglie attraversate da sottili sfumature color panna.

Il Myrtus Bullata è, invece, originario della Nuova Zelanda, presenta frutti color rosso scuro.

Il Myrtus Luma proviene dal Cile, è una tra le varietà più grandi: il fusto può anche superare i cinque metri di altezza.

Nelle differenti varietà ha inciso significativamente l’ingegneria genetica. Diversi laboratori botanici hanno sperimentato degli ibridi che consentono una maggiore resa produttiva dei frutti, da cui si ricava il liquore di mirto o che producono bacche di colore giallo, mirti che producono fiori particolarmente grandi, ma soprattutto varietà di mirto nane.

Il mirto fiorisce prevalentemente tra la primavera e l’estate. I getti fioriti sbocciano tra maggio e luglio, ma in alcuni casi possono svilupparsi anche a fine estate ed all’inizio dell’autunno. Nelle zone con clima mite, questo arbusto può fiorire anche ad ottobre. Questo fenomeno dà vita alla cosiddetta rifiorenza o doppia fioritura. Nelle varietà ibride create a scopo produttivo si interviene proprio per limitare la doppia rifiorenza della pianta, fenomeno che viene considerato negativo per il futuro sviluppo delle bacche. In genere, una fioritura eccessiva della pianta va quasi sempre a scapito della produzione dei frutti.

Le bacche, o i frutti compaiono, invece, da novembre a gennaio e restano per molti mesi sul fusto della pianta, arricchendo con la loro “buccia”colorata non solo la resa estetica delle piante, ma anche dei cespugli e delle siepi dove viene solitamente collocato. 

Coltivazione

Crescere su terreni aridi, secchi e sassosi, si adatta molto bene alle alte temperature ed ai periodi di siccità, mentre non ama i terreni ricchi di calcare. Il suo ciclo di sviluppo si compie regolarmente se viene coltivato su terreni a ph neutro oppure acido. Nonostante la sua semplicità, il mirto necessita comunque di cure regolari, del giusto apporto di acqua, di un terriccio adatto e ben drenato, di un’adeguata concimazione e di interventi di potatura.

Il mirto rispecchia pienamente le caratteristiche delle piante dei climi aridi ed è in grado di resistere anche a prolungati periodi di siccità. Tuttavia, un’assenza di irrigazioni nel periodo estivo può compromettere gravemente l’equilibrio produttivo della pianta. Le bacche si sviluppano con dimensioni ridotte, ma anche in numero inferiore rispetto alla resa standard. Un buon livello di annaffiature permette a questa pianta aromatica di vegetare e di svilupparsi con regolarità. Nelle colture intensive, le piante vengono irrigate ogni dieci giorni attraverso impianti di microirrigazione.

Il mirto va concimato da maggio a settembre con concimi liquidi, il concime ideale per il mirto deve avere un elevato titolo di azoto e di potassio. Il primo elemento favorisce il regolare sviluppo vegetativo della pianta, mentre il secondo garantisce il completo apporto di tutti gli elementi nutrizionali indispensabili per questa specie aromatica.

Il mirto è una pianta che tende ad avere un portamento cespuglioso e disordinato. Per tale ragione è necessario intervenire eliminando i rami inutili, vecchi o in eccesso. Questa potatura, da effettuare a marzo, ha anche l’effetto di favorire i nuovi getti e di ringiovanire la pianta.

Propagazione

Il mirto si può propagare per seme, per talea e per divisione dei polloni. Lo svantaggio della semina è che i semi perdono molto presto la loro capacità germinativa dando vita a nuove piantine meno vigorose e meno produttive di quelle precedenti. La riproduzione per talea consiste nel prelevare dei rami a fine estate. Molto seguita e di facile attecchimento è la riproduzione tramite divisione dei polloni basali. Queste strutture vegetali si formano nella parte basale della pianta causandone la crescita disordinata. Il prelievo dei polloni va fatto al termine della stagione primaverile e permette di avere piante del tutto simili a quella originaria.

Malattie

Il mirto è una pianta che può venire colpita da funghi o da insetti parassiti. L’insetto parassita che provoca maggiori danni è l’afide, detto anche pidocchio delle piante. L’afide ha un apparato boccale succhiante che sottrae linfa alla pianta tramite punture fogliari. I funghi possono invece provocare fitopatologie come l’oidio, che si manifesta con la comparsa di una polvere bianca sul margine superiore delle foglie. Le malattie si combattono con le adeguate.

Proprietà pianta Mirto:

Il mirto è una pianta aromatica che presenta diverse proprietà officinali. Tra i suoi costituenti, oli essenziali, ovvero mirtolo e geraniolo, tannini e resine, grazie all’apporto dei suoi principi attivi, possiede proprietà balsamiche, astringenti, antinfiammatorie e blandamente antisettiche. Gli estratti vengono usati per alleviare disturbi all’apparato digerente e respiratorio. Dalle bacche si estrae l’omonimo liquore, mentre le foglie ed i fiori sono utilizzati per preparare una lozione da applicare sulla pelle.

Con le foglie di mirto si prepara anche un decotto benefico per le vie respiratorie, in particolare in caso di catarro, di bronchiti e di infiammazioni.

Nella tradizione popolare il mirto veniva utilizzato per preparare rimedi naturali utili in caso di cistite o di problemi gengivali. Infine, le ultime ricerche hanno scoperto che il miele di mirto australiano è un potente rimedio naturale contro le infezioni.

Un suo antico uso era quello di aromatizzare la mortadella e proprio a questa pianta il famoso insaccato pare debba il nome.

Le foglie di mirto vengono utilizzate come spezie per insaporire i piatti in cucina eccezionale la cottura in forno del maialino completamente immerso nei rami di mirto con sotto una teglia di sale grosso, senza altro condimento. (vedi foto a lato)

Il liquore vero e proprio (mirto rosso) viene ottenuto solitamente tramite la macerazione delle bacche per infusione alcolica, la raccolta dovrebbe avvenire quando le bacche iniziano ad appassire, ovvero a formare delle grinze all’inizio dell’inverno, il mese ideale è dicembre.

Con l’infusione idroalcolica dei giovani germogli della pianta si ottiene invece un liquore differente, cioè il mirto bianco.

Come fare il liquore

Il mirto vero e proprio o mirto rosso secondo la preparazione che avviene in Sardegna e in Corsica si ottiene dalla macerazione alcolica delle bacche di mirto. A conferire al liquore il suo colore caratteristico sono gli antociani presenti nelle bacche.

Dosi per otterrete circa 2,5 - 3 litri di mirto:

600 grammi di bacche di mirto mature, lasciare anche qualche foglia;

1 litro di alcol alimentare a 95°C

500 grammi di zucchero o miele o parte e parte

2 litri d’acqua

(Ci sono varie versioni, sulla quantità di acqua e zucchero, ad esempio 1 litro d’acqua e 600 grammi di zucchero mentre si passa dai 600 g al kg di bacche per litro d’alcool).

Lavare le bacche di mirto e lasciarle asciugare per qualche giorno disponendole su alcuni vassoi e tenendole lontane dalla polvere.

Versare l’alcool e le bacche in uno o più recipienti di vetro scuro, l’alcool deve sempre ricoprire completamente le bacche. Lasciare riposare da un minimo di 15 a un massimo di 40 giorni in un luogo riparato dalla luce e dal calore, agitando ogni tanto.

Filtrare l’estratto di mirto ottenuto utilizzando una mussola e strizzando bene. Con la torchiatura si possono spremere le bacche per ricavarne tutti i succhi e le essenze che hanno assorbito e ottenere più estratto, ma se si forza eccessivamente la torchiatura si ottiene un liquore con spiccate proprietà tanniche, pertanto si deve scegliere un congruo compromesso fra resa e qualità. Si può usare anche lo schiacciapatate.

Preparare uno sciroppo con acqua e zucchero facendo sciogliere bene lo zucchero nell’acqua mescolando di tanto in tanto. Unire a freddo lo sciroppo all’estratto alcolico di mirto e travasare, filtrando, il tutto in bottiglie di vetro. Alcune ricette invece dello zucchero utilizzano il miele.

Le bottiglie vanno conservate al fresco e al buio per 1 o 2 mesi per permettere la maturazione del liquore.

Come fare la confettura  

Lavare e fate asciugare 1 kg di bacche di mirto, poi mettere a macerare per 12 ore in una ciotola con il succo di limone e 800 g di zucchero. Mettete sul fuoco e lasciate cuocere a fiamma lenta per almeno un’ora e comunque finché non raggiunge la giusta consistenza. Passare la marmellata nel passaverdure per eliminare i semini, alcune fonti dicono di farlo prima. Versare la marmellata nei barattoli.

La mitologia

Alla pianta di mirto è legata una forte carica simbolica ed è da sempre ritenuta, infatti, simbolo di femminilità; ai greci il mirto evoca il nome di Myrsìne, giovane fanciulla dell’Attica (regione storica della Grecia), che dopo aver battuto un suo coetaneo in una gara ginnica, fu uccisa dallo stesso rivale, il quale non accettò la sconfitta. La giovane fu trasformata dalla dea Atena in un arbusto di mirto, per questo era simbolo sacro, si trovava vicino ai templi greci e romani dedicati a Venere (Afrodite per i Greci) dea dell’amore, della bellezza e della fertilità, Ovidio narra che la dea nacque  nuda dalle acque di Citara (Ischia) e per coprirsi usò le piante di mirto.

A Capri le spose erano solite adornare il capo con rami di mirto, sinonimo di felicità e fertilità.

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