Tra gli intellettuali del PCI quello per il quale negli anni ho nutrito stima crescente è Concetto Marchesi per il suo coraggio di andare controcorrente. nel suo ultimo discorso pubblico al VIII congresso del PCI nel 1956 disse una cosa terribilmente attuale: "E' superfluo osservare come molti lavoratori e contadini continuano ancora in Italia e fuori d'Italia a sostenere con il loro voto democratico gli interessi dei propri sfruttatori"
Più volte accadde che non si trovasse d'accordo con la linea
del suo Partito e, in queste occasioni, egli non si
inchinò a una malintesa disciplina di partito, ma
sostenne fermamente le proprie convinzioni.
Dopo il XX Congresso del
PCUS e le cosiddette rivelazioni di Nikita Chruscev,
mentre tutto il gruppo dirigente del PCI si allinea col
nuovo corso revisionista (salvo alcuni sottili distinguo
di Palmiro Togliatti) Marchesi, anche in questo caso, va
controcorrente. Nel suo discorso all'VIII Congresso del
PCI, egli afferma che il ''rapporto segreto'' di
Chruscev serviva soltanto all'imperialismo e alle forze
reazionarie. Nello stesso intervento circa la rivolta ungherese svoltasi tra il 23 ottobre e il 4 novembre 1956 disse che: “in Ungheria era cominciata non la guerra civile, ma la caccia al comunista. Per codesti intellettuali comunisti, i massacri dei comunisti non contano. Essi sono gli olocausti dovuti ala sacra ira del popolo risorto, anche se di questo popolo risorto i nuovi capi sono il cardinale primate e i castellani di Horthy” Questo fu l'ultimo discorso di Concetto Marchesi, pronunciato poche settimane prima della sua morte. |
La versione integrale l'ho trovata solo pubblicata su libri, appena ne trovo una pubblicabile online la metto.