In questa sezione ho messo
notizie su piante e arbusti interessanti, curiosi (almeno per me),
strani o alla moda, che non avrò mai l’opportunità di coltivare per
motivi di spazio. |
Fico |
Cachi |
Goji |
Aronia |
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Il
Fico
(Ficus carica) appartiene alla famiglia
delle Moraceae, è un albero frutto
originario dell'Asia occidentale, introdotto
da tempo immemorabile nell'area
mediterranea, è una pianta molto resistente
alla siccità e vegeta nelle regioni della
vite, dell'olivo e degli agrumi. Non resiste
a -10°C; teme i ristagni idrici e ama i
terreni freschi, profondi e ben dotati di
sostanza organica.
Il fico è
caratterizzato da un apparato radicale molto
espanso e superficiale, da un tronco
piuttosto corto, robusto e dal portamento
goffo; con corteccia liscia grigiastra, che
può raggiungere gli 8 metri di altezza, rami
deboli, con gemme terminali di forma
appuntita portanti foglie tri-pentalobate,
grandi di colore verde tendente allo scuro,
rugose caratterizzate da una leggera peluria
sulla pagina inferiore. All'ascella di
quelle poste all'apice del ramo sono
inserite le gemme a fiore che, schiudendosi,
danno origine a un'infiorescenza note come
siconi; quelli che comunemente
vengono denominati fichi si tratta
invece di falsi frutti; i veri frutti sono
degli acheni piccolissimi che si sviluppano
internamente all’infiorescenza.
Il fico
domestico si propaga sia per talea
(utilizzando rami di 2-3 anni), sia tramite
pollone radicato. Può essere innestato
qualora si voglia cambiare varietà (innesto
a gemma o a corona).
La potatura,
effettuata in inverno, deve mirare
all'eliminazione dei rami mal disposti,
secchi e malati, e di eventuali polloni. La
pianta inizia a produrre intorno al 5° anno
dall'impianto, raggiunge la massima
produzione (40-60 kg di frutti) dai 30 ai 40
anni e poi, gradualmente, inizia ad avere
una resa minore; può sopravvivere sino ai 60
anni e oltre.
Il fico
risente molto delle avversità climatiche, in
particolare delle basse temperature e della
grandine che possono distruggere
completamente la produzione.
Danni possono
essere provocati da una virosi (mosaico) e
dai marciumi radicali; tra gli insetti
risultano dannose alcune cocciniglie, la
mosca della frutta (Ceratitis capitata) e la
psilla del fico (Homotoma ficus). |
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
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parassiti. Queste sono caratteristiche
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Cachi
(Diospyros kaki) sono caratteristici perché
quando l’albero perde le foglie rimangono i
frutti arancioni a maturare sui rami spogli
donandogli un aspetto un pò triste ma
particolarmente suggestivo.
I
cachi, o kaki, sono originari della Cina
centro-meridionale dove già 2000 anni fa
erano coltivati e apprezzati. Si diffusero
poi diventando popolari anche in altri paesi
asiatici come il Giappone e la Corea.
Vennero introdotti in America e in Europa
tra la fine dell’ottocento e gli inizi del
novecento.
Le varietà di piante di cachi sono di
solito classificate in due gruppi, quelle
astringenti e quelle non astringenti, a
seconda della sensazione che proviamo in
bocca mangiando frutti non perfettamente
maturi, infatti addentare un cachi non
completamente maturo fa ritrovare la bocca
completamente legata o, come si dice,
allappata. Il sapore astringente è dovuto a
delle molecole chiamate tannini presenti in
molti frutti acerbi, ma anche nel tè, nei
carciofi, e in altri vegetali. I tannini
sono solubili in acqua e quando vengono a
contatto con le proteine presenti nella
saliva si legano ai recettori dell’apparato
gustativo dando la tipica sensazione di
bocca legata.
I
cachi astringenti contengono livelli molto
alti di tannini solubili e non sono quindi
consumabili quando la polpa è soda. A mano a
mano che il frutto matura e la polpa
rammollisce il frutto perde il contenuto di
tannini lasciando il posto a un sapore dolce
e delicato. Il frutto maturo è
particolarmente molle, tanto che solitamente
se ne scava la polpa con un cucchiaino
svuotandolo come un sacco. Il trasporto e la
commercializzazione pone degli evidenti
ostacoli, data la delicatezza del frutto.
Le varietà di cachi non astringenti invece
hanno un basso contenuto di tannini anche
quando la polpa è ancora soda e si possono
sbucciare, tagliare a fette e consumare
senza problemi. I “cachi mela” non sono,
come alcuni pensano, un incrocio tra il
cachi e la mela ma semplicemente una varietà
di cachi di tipo non astringente.
Vi sono varietà come la Kaki Tipo, la più
diffusa in Italia, con una biologia
piuttosto complessa: se il fiore viene
fecondato il frutto perde l’astringenza e
possiede dei semi. Se invece non viene
fecondato non produce semi ma il frutto
rimane astringente sino al rammollimento. Il
consumatore però pare prediligere varietà
senza semi, ma a polpa compatta facili da
sbucciare e mangiare.
È possibile ridurre o eliminare la
sensazione di astringenza nei frutti sodi
rendendo insolubili i tannini, in modo che
non possano più legarsi alle proteine della
saliva. Il processo di rimozione
dell’astringenza si chiama ammezzimento e
viene effettuato lasciando il frutto in
un’atmosfera satura di anidride carbonica
per 24 ore. Alcuni scienziati giapponesi
hanno notato che congelando i frutti e
lasciandoli poi scongelare lentamente la
sensazione di astringenza scompare, in
questa maniera è possibile consumare il
frutto anche senza aspettare che la
maturazione trasformi la polpa soda in un
gel morbido e dolciastro. |
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
contemporaneamente. - See more at:
http://www.coltivarelorto.it/ART/0022art0003.html#sthash.bsUZxHdE.dpuf
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
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Goji
nota come bacca di Goji, appartenente alla
famiglia delle Solanaceae, è una pianta
conosciuta in Oriente, soprattutto in Cina
fin dall’antichità. Sotto il nome comune di
Goji, vanno genericamente 3 specie: la prima
il Lycium chinense, dalle bacche
piccole e rosse, con caratteristiche
organolettiche poco pregiate e di scarso
interesse commerciale, la seconda il Lycium
ruthenicum, dalle bacche nere e poco
coltivato e di scarso interesse commerciale
ed infine il Lycium barbarum la
specie a cui comunemente ci si riferisce
parlando di coltivazione di Goj.
L.barbarum è un arbusto perenne caducifoglie,
che raggiunge un’altezza media tra gli 1,5 e
i 2 metri. A livello fogliare, presenta
fogli lanceolate, alternate di colore
grigio-verdastro. Il fusto dell’arbusto è
ricoperto di spine, così come i rami. Il
fiore presenta pistillo e calice fusi, e la
corolla porta 5 petali, di colore lilla; la
pianta è autofertile e la fioritura avviene
tra maggio ed agosto, a seconda della
varietà coltivata. La maturazione del frutto
può avvenire tra luglio, per le varietà più
precoci, e la fine di ottobre, per le più
tardive. Il frutto è una bacca , di colore
rosso con forma fusiforme, di lunghezza
compresa tra i 6 e i 20 mm e diametro dai 3
ai 7 mm. Al suo interno vi sono dai 5 ai 30
semi appiattiti di forma rotondeggiante, con
diametro di 3-4 mm. La coltivazione di
L.Barbarum, può essere avviata impiantando
direttamente le piantine di circa 2 anni di
età, in primavera, scavando buche di circa
30 cm di profondità ed arricchendo la stessa
con concime organico; necessita di terreni
leggermente acidi, ben drenati ma con buona
disponibilità idrica; sopporta temperature
anche molto basse ed ama posizioni
soleggiate. E’ una pianta rustica, che si
adatta a condizioni difficili, è consigliato
un sistema di allevamento a spalliera, con
la palificazione che può essere fatta sia
con pali in legno che con pali di metallo,
con 3 fili di acciaio zincato disposti a
60,120,180 centimetri da terra, per favorire
lo sviluppo dei palchi.
Nei mesi che vanno da novembre a gennaio si
eseguiranno le operazioni di potatura: la
pianta fruttifica esclusivamente sui rami di
un anno, quindi sarà necessario eliminare i
rami più vecchi favorendo il rigetto di rami
giovani; è consigliabile lasciare 4-5
speroni di 30- 50 cm di lunghezza per palco.
Altra pratica consigliata è l’eliminazione
dei polloni e dei succhioni verticali con
troppa vigoria da effettuare in primavera.
Questa pratica serve a favorire l’emissione
di nuovi rametti laterali, destinati alla
produzione di fiori e frutti.
Nel mese di gennaio è opportuno apportare
alcune dosi di letame pellettato o essiccato
(da 100 a 120 grammi a pianta). Nel periodo
estivo, soprattutto nei primi anni
successivi all’ impianto, è opportuno
irrigare, mentre a partire dal 3-4 anno
dall’impianto, è possibile limitare gli
apporti di acqua ai soli periodi di stress
idrico.
La produzione media di una pianta di 3-4
anni è di circa 1 kg di bacche fresche. Da
un punto di vista patologico, L.barbarum
risulta suscettibile all’oidio che non causa
però gravi danni. Gli insetti invece più
dannosi sono gli acari e gli afidi; si è
dimostrata dannosa anche la Drosophila. A
livello commerciale questo frutto, ha subito
negli ultimi anni un vero exploit: viene
consumato prevalentemente essiccato ma non
mancano preparati come marmellate e succhi.
L’essiccazione prevede che la bacca raccolta
venga lasciata essiccare due giorni al sole
e successivamente immessa in essiccatori a
40 C°; si ottiene cosi la bacca essiccata
che può essere gustata così come è, oppure
unita a insalate e yogurt. A livello
nutrizionale il Goji viene definito dai
cinesi come pianta dell’eterna giovinezza:
oltre ad essere ricco di zuccheri e sali
minerali, presenta elevati tenori di
antiossidanti (di gran lunga superiore al
mirtillo, all’arancia e al. cioccolato
amaro) e carotenoidi, (soprattutto la
zeaxantina), utile per la vista, per
proteggerci dalle radiazioni dannose del
sole e possiede infine, una forte azione di
protezione nei confronti dei radicali
liberi, molecole assai dannose per il nostro
organismo. È preferibile acquistare bacche
italiane, vista che quelle cinesi (la Cina è
il produttore mondiale numero un per il Goji)
risultano con notevoli residui di pesticidi. |
Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
generiche, non presenti tutte
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Ci sono caratteristiche positive, e
altre negative. Tra le caratteristiche
positive ricordiamo la maggiore
produttività e la maggiore resistenza
alle malattie e alle aggressioni dei
parassiti. Queste sono caratteristiche
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L’Aronia,
è un genere di piante appartenente alla
famiglia delle Rosaceae. La varietà più
coltivata è l’Aronia melanocarpa ma fanno
parte della famiglia anche l’Aronia
arbutifolia (con bacche di colore rosso) e
l’Aronia prunifolia (con bacche viola). È un
genere di piante originario del Nord America
e introdotto in Europa dal biologo russo
Ivan Mičurin. Ad oggi viene consumata molto
nei paesi dell’Est Europa, soprattutto
Polonia e Russia sotto forma di marmellata o
come succo; è conosciuta per il suo alto
indice di polifenoli e antiossidanti e per
il suo sapore gradevole.
A.melanocarpa è un arbusto di piccole
dimensioni (1,5-2 metri), a foglia caduca e
con una vegetazione molto fitta; presenta
gemme di colore rosso, piccole e
tondeggianti. Le foglie sono verde chiaro,
di forma ovale, con margine lievemente
seghettato ed in autunno si colorano di
rosso, a causa dell’elevata sintesi di
polifenoli. Il fusto si presenta di colore
grigio-marrone, portante rami di diametro
poco elevato. Ha infiorescenza a corimbo,
contenente in media dai 20 ai 25 fiori, i
quali, sono larghi circa 1 centimetro, sono
ermafroditi, con 5 petali bianchi e antere
rosa (Fig.8). Il frutto è una bacca di
colore blu-nero, largo dagli 0,5 ai 0,7
centimetri e si trova riunito in grappoli
penduli.
Dal punto di vista della coltivazione,
A.melanocarpa, esige un clima freddo,
fruttificando in regioni, come ad esempio la
Russia o la Scandinavia, che presentano
condizioni climatiche proibitive per la
maggior parte delle piante, non sopporta la
siccità prolungata, poiché possiede un
apparato radicale molto superficiale.
La fioritura avviene in primavera ed ha una
durata di circa due settimane: è durante
questo periodo che è consigliato provvedere
alla concimazione, con letame pellettato,
oppure con un concime in grado di apportare
una buna dose di potassio; la completa
maturazione è raggiunta in estate, circa tre
mesi dopo la fioritura, e la raccolta dei
frutti viene fatta esclusivamente a mano, al
fine di preservarne la qualità.
Successivamente, prima del riposo
vegetativo, viene effettuata la potatura:
questa risulta essere un’operazione
fondamentale, vista la vegetazione molto
fitta che si trova soprattutto nella chioma;
dovranno essere eliminati i succhioni che si
trovano all’interno della pianta, e i rami
che hanno fruttificato andranno tagliati a
metà, per favorire il rigetto. Le cultivar
maggiormente conosciute sono sicuramente la
Viking, per la produzione di grosse bacche e
la Autumn Magic, molto ornamentale e dalle
vivaci colorazioni autunnali.
Sotto l’aspetto patologico, l’A.melanocarpa
non risulta suscettibile ai più comuni
patogeni a parassiti. Teme, l’azione dell’Ozziorinco,
insetto defogliatore comune in Italia. Sotto
il profilo nutrizionale, i frutti risultano
essere un’ottima riserva di flavonoidi,
fibre e vitamine (C, B1, B2). Risultano un
vero toccasana contro la iperglicemia e le
malattie cardiache. |
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